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Lara Gut Behrami: interview with La Gazzetta dello Sport

Lara Gut Behrami: interview with La Gazzetta dello Sport

credits to gazzetta.it

Source: La Gazzetta dello Sport

 

La principessa delle nevi

MISS GUT-BEHRAMI FERMA IL TEMPO «HO ANCORA VOGLIA BASTANO DUE CURVE E MI SENTO IN PACE »

La svizzera di madre italiana, che debuttò nel circo bianco 15 anni fa, si rilancia dopo l’oro olimpico in superG: per la Coppa c’è anche lei. «Vincere continua a piacermi. Se uso l’istinto tutto mi riesce meglio»

 

di Simone Battaggia

 

Un dato che raggruppa i fuoriclasse dello sci. Pensate a quanti hanno un numero di vittorie in Coppa del Mondo maggiore della somma dei loro secondi e terzi posti. Tra gli uomini Stenmark, Hirscher, Hermann Maier, Tomba, Killy. In attività nessuno. Tra le donne Vonn, Shiffrin, Moser- Proell, Schneider. In attività, oltre a Mikaela, solo Lara Gut-Behrami: 34 vittorie, 16 secondi, 15 terzi posti. Oggi nel gigante di Soelden la ticinese inizierà la sua sedicesima stagione in Coppa del Mondo. Ha 31 anni, vive sotto i riflettori da quando ne aveva 16. Le è stata messa addosso ogni etichetta: predestinata — papà Pauli, da sempre suo allenatore, la mise sugli sci a due anni —, salvatrice della Svizzera, intrattabile. Nel 2016 ha vinto il trofeo di cristallo, nel 2017 si infortunò prima della combinata ai Mondiali di St. Moritz — aveva addosso le aspettative di una Nazione intera —, nel 2018 ha sposato il calciatore Valon Behrami e con lui ha deciso di lasciare i social. Vive tra Udine e Lugano, ha amato Genova e il suo mare. Era stata data per finita ma gli ori in gigante e superG ai Mondiali di Cortina 2021 (più il bronzo in discesa) e l’oro in superG ai Giochi di Pechino (e il bronzo in gigante) hanno dimostrato il contrario. «Non è stata una rivincita — attacca Lara —, ma quando nella vita ti impegni, dai le giuste priorità e hai coerenza, la vittoria dimostra la validità del tuo percorso. Ora in Svizzera sembra che io abbia avuto sempre ragione, che abbia azzeccato tutto: nell’affidarmi a mio papà, nello sposarmi, perfino nel saltare la gara di Garmisch prima di Pechino. La realtà è che ero esausta, a Cortina mi dissi “così non vado da nessuna parte, piuttosto di infilarmi in una rete mi fermo”. Penso sia importante rendersi conto di cosa ti fa stare bene e cosa male. Se a 30 anni ho raggiunto certi obiettivi è perché avevo bisogno di quel percorso per arrivarci».

 

A Cortina 2021 disse: “Bello vincere, ma non sono i giorni migliori della mia vita”. Può spiegare? 

«Mi spiace che quelle parole furono interpretate come un segno di arroganza. Non è che se vinci la tua vita è fantastica e se non va bene è un disastro. Pure io misuravo la mia settimana in base al risultato del weekend. Ma è logorante, deleterio, distruttivo».

 

Come ha vissuto l’oro di Pechino?

«Il ricordo che conservo è abbracciare la mia famiglia e il mio team, coloro che mi hanno affiancato in ogni situazione, anche quando di positivo e felice c’era ben poco. Condividere quel momento così intenso con loro è stata la cosa più preziosa».

 

Pensa mai al fatto che lo sci chiede di andare contro l’istinto di conservazione?

«Più passano gli anni e più sono cosciente di ciò che faccio e di cosa comporti non essere pronta a farlo. Non ha senso rischiare sempre al massimo. A 18 anni va tutto bene, mentre ora in Coppa rompo le scatole se ad esempio la neve è pericolosa e c’è vento. Ci sono giorni in cui sono stanca, le condizioni non sono buone e allora dico “non ha senso, non mi alleno”. Comunque in gara fai sempre più punti quando arrivi in fondo che quando ti schianti».

 

Cosa ne pensa dello speed opening di Zermatt/Cervinia?

«Penso che anche per la Fis sia un salto nel buio. Faranno del loro meglio ma è una gara di due minuti e mezzo, in quota, quando di solito facciamo 1’30” di allenamento. E poi il meteo: potrebbe essere un terno al lotto».

 

Cosa le dà sciare, dopo tanto tempo?

«Anni fa pensavo: “amo troppo lo sci, non posso vedere le cose negative, va tutto bene”. Adesso invece dico che non ho voglia di fare le valigie e di stare via da casa. Se posso evitare freddo e vento, li evito. Però poi vado in Cile e dopo un viaggio eterno, con la stanchezza e le valigie che non arrivavano, faccio due curve e sento una sensazione di pace. Quindi ho ancora voglia, mi soddisfa lavorare per migliorare. E non nego che mi piace vincere. Arriverà il momento in cui sentirò di voler sciare con i bambini, di condividere qualcosa con la famiglia».

 

Ha vinto più gare rispetto alla somma di secondi e terzi posti. Come lo spiega?

«Quando faccio combaciare tutto sono davvero veloce. E mi capita raramente di fare una cosa a metà: o non va, o va davvero bene. Il bronzo in gigante ai Giochi è stato un paradosso, mettere insieme pezzi fatti male e bene, e fare un bel risultato, mi era capitato raramente».

 

Nel 2021-22 senza intoppi sarebbe finita diversamente.

«Quando non ti aspetti niente, non pensi ma fai, allora va bene. Il superG è istinto, se sono istintiva tutto mi riesce meglio. Nel 2021- 22 ho rincorso la forma, ero sempre malata. Ho fatto tutto l’inverno a pezzi, alla fine ero stanca di testa. Ho vinto in discesa ad Altenmarkt, mi sono detta “ho recuperato dal Covid, sto bene” e il giorno dopo in superG dopo dieci curve si è spenta la luce. Esaurimento? Pensieri per l’Olimpiade? Strascichi di Covid? Stanchezza? Non lo so, ma è passato».

 

Le piacciono i weekend monotematici?

«È stato un cambiamento positivo. Già facciamo tanti viaggi e ci sono un miliardo di interessi, se gli atleti sono infortunati non so quale sia l’interesse delle gare».

 

Come vede Milano-Cortina 2026?

«Molto lontana. Però Pechino 2022 è arrivata e non sono mai stata così a mio agio fisicamente. L’anno scorso pensavo “Milano? Siete pazzi, mai!”, ma quattro anni possono passare in fretta come molto lentamente. So che non voglio partecipare se non vedrò la possibilità di esprimermi. Quest’estate coi miei partner ho firmato sui due anni, non ero pronta all’idea che questa potesse essere la mia ultima preparazione. Vedremo ».

 

Che effetto le fa vedere il suo ex skiman Barnaba Greppi che fa gli sci a Sofia Goggia?

«Babi è stato importante, mi ha seguito per otto anni, se sono capace di sviluppare gli sci è grazie a lui. Il fatto che sia tornato è il simbolo di quanto sia piccolo il mondo dello sci e di quanto siamo intercambiabili ».

 

Quest’anno, nella velocità, ve la giocate lei e la Goggia?

«Non è una partita a tennis. E comunque chi è la campionessa olimpica e mondiale in carica? (Corinne Suter, ndr)».

 

Lei non parla volentieri delle colleghe, vero?

«Più che altro non mi piace che tutti debbano sempre dire la loro. Se ognuno si occupasse più del proprio orticello ci risparmieremmo tante cose dette a vanvera. Preferisco la serenità e la tranquillità ai mille commenti. Già devo pensare a cosa dire su di me, se devo pensare agli altri...». 

#Lara Gut Behrami #ski #La Gazzetta dello Sport