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PUNCHES, CHURCH, GOOD HEART: THE LUCA RIGOLDI��S SIMPLE WORLD

PUNCHES, CHURCH, GOOD HEART: THE LUCA RIGOLDI��S SIMPLE WORLD

Campione d'Europa dei supergallo, concittadino di Roberto Baggio (''Mi rivedo nel suo carattere''), un fratello missionario laico in Congo, l'altruismo nel dna: "Durante la pandemia anche un piccolo gesto può diventare grande". Fuori dagli schemi: "Non ho tatuaggi, non sono arrogante, sono troppo polentone...". Sogna il mondiale e la laurea: "Sono geometra, ho lasciato perché non c'erano soldi tra il rimpianto dei miei professori''
 

 

Fonte: LUIGI PANELLA (www.repubblica.it)

 

''Ecco l'uomo bianco che porta il coronavirus''. La frase agita i pensieri di Luca. ''Se la sente dire mio fratello Marco. E' missionario laico in Congo. Fa del bene, ma di questi tempi ci vuole poco ad essere scambiato come un untore per gli europei''. Missionario, suona normale in una famiglia con l'altruismo nel Dna: ''Sono credente, faccio l'animatore in parrocchia. Ed anche mia sorella piccola, che ha 18 anni, si dedica ai campeggi organizzati dalla chiesa. Da qualche anno produco a mie spese il calendario dei miei match, poi il ricavato delle vendite lo do in beneficenza''. I match, già. Perché Luca Rigoldi è uno dei pugili di punta della boxe italiana, uno dei due - l'altro è Matteo Signani - a detenere un titolo europeo (dei supergallo). Non male per i parametri italiani, dove nonostante qualche segnale di ripresa, la boxe è da tempo in affanno.

Non a caso, Rigoldi la gloria se l'è dovuta guadagnare in Francia: europeo conquistato contro Parodi, che si pronuncia come Platini, e poi mantenuto un paio di volte davanti alla sua gente. La terza difesa del titolo è invece saltata per il coronavirus: ''Il 27 marzo, a Verona, era fissato il match contro Yafai. E' un inglese abituato a combattere per il titolo mondiale. Non a caso la sua carriera la gestisce Eddie Hearn, uno dei più grandi organizzatori in circolazione. Per me poteva essere la svolta anche economica della carriera, e invece...''. Invece niente boxe, ma tanto volontariato: ''Non mi sono certo tirato indietro quando c'era da dare una mano. Ho distribuito le mascherine con la protezione civile, ho fatto la spesa per le persone anziane o lavoretti come ad esempio sistemare delle piante. Sembrano banalità, ma sono importantissime per chi ne ha bisogno''.

Lontano dal ring, vicino ai princìpi della boxe: ''Mi aiutano, sono abituato ad uscire dall'angolo, a stringere i denti quando sono in difficoltà''. Lontano anche da un certo stereotipo di pugile irrequieto, incapace di calzare gli schemi: ''Niente tatuaggi, niente eccessi, non sono arrogante. Magari se facessi qualcosa di eclatante si parlerebbe più di me. Ma che ci posso fare, diciamo che sono troppo polentone...''

Il coronavirus ha dilatato i suoi personalissimi punti cardinali. Il principale è Thiene, dove abita a lavora: ''Vivo con la mia fidanzata Valentina, che mi sopporta e mi supporta. Sono 10 anni che stiamo insieme. Qui c'è anche una delle palestre dove faccio l'istruttore, l'altra è a Vicenza''. Posti dove la colonna sonora la offrono le sedute di sparring: ''Ora niente di tutto questo. Ho le chiavi, apro e mi alleno. Corda e addominali, da solo. Desolante ma necessario. La boxe, anche quella olimpica, è sacra. Ma disputare anche solo uno spezzone del torneo preolimpico a Londra è stato veramente un errore grave'''. Schio, dove c'è la pista di atletica: ''Mi ci sono allenato spesso con Orsato, l'arbitro di calcio. Ora la pista ha riaperto, ma ci sono grosse restrizioni. Si può entrare due alla volta''. Piove di Sacco, dove c'è il suo quartier generale di pugile in tempi senza virus: ''E' lontano 80 km da casa, ogni giorno quindi mi faccio 160 km per andare e tornare dagli allenamenti''. Il quarto è il paese natale, Caldogno, lo stesso di Roberto Baggio: ''Lo dovevo incontrare ad un evento, poi sto maledetto virus... E' una figura che mi piace molto, riservato, mai fuori posto, mi rivedo nelle sue caratteristiche''.

Del resto Rigoldi con il calcio ha cominciato: ''Ho giocato a livelli niente male, in una squadra meteora del Bassano calcio di Renzo Rosso, con il quale ogni tanto mi sento. Sfidavamo anche il Vicenza, dicevano che promettevo. Ma avevo bisogno di qualcosa che mi facesse sentire la fatica, provare il senso del sacrificio. E il pugilato ci ha messo poco per conquistarmi''. Parole che non denotano quelle punte di acredine verso il pallone mostrate invece da qualche rappresentante dei cosidetti altri sport: ''Il calcio in Italia fa da apripista a tutto, penso sia giusto visti gli interessi economici che muove. Lo capisco, perché ad esempio quegli stessi interessi in America o in Gran Bretagna li ha la boxe, quindi...''.

Tanto pragmatismo e due sogni nel cassetto: ''Battermi per il titolo mondiale. Con il messicano Navarrete (pugno pesante per essere un peso piccolo, 27 ko su 31 vittorie, ndr) sarebbe un grande spettacolo''. L'altro, prendere la laurea: ''Sono geometra, a scuola andavo benissimo tanto che i miei professori rimasero delusi quando seppero che non avrei proseguito. Ma la mia famiglia non navigava nell'oro. Papà negli ultimi 15 anni ha lavorato come magazziniere in una fabbrica farmaceutica, mamma è casalinga. Certo, di tempo per studiare ne avrei pochissimo, ma non si sa mai''. Dunque in bocca al lupo Luca: al dottor Rigoldi o al campione del mondo dei supergallo. O magari a tutti e due insieme, perché no?

#other #rigoldi